Salgono a 800 le firme a sostegno dell’ordine del giorno di richiesta a Poste italiane di sospendere la decisione di chiudere l’ufficio di Carciano. Ma le direzioni provinciale e regionale, convocate questa mattina in Prefettura dal vice vicario Michele Basilicata, intendono procedere. Chiudere Carciano e ridurre a 3 giorni la settimana l’apertura a Bée, Cossogno, Premeno, Quarna Sopra, Antrona Piana, Macugnaga. “Ci hanno detto che i servizi minimi saranno garantiti e non ci hanno spiegato i motivi ma noi lo sappiamo: trasferire gli addetti in altri uffici per coprire le carenze in organico”, riferisce Canio Di Milia, che s’è messo alla guida del “partito dei sindaci”. Partito che si sta ingrossando. “Lunedì 23 i sindaci aderenti all’Unione dei comuni del Lago Maggiore, durante la loro seduta per discutere di problemi della sanità, hanno deciso di aderire alla protesta”, riferisce Di Mila, Adesso, prosegue, “chiederemo al presidente della Provincia, Stefano Costa, di convocare di nuovo direzione provinciale e regionale con la stessa richiesta, sospendere il provvedimento. E con l’on Enrico Borghi perché prenda in mano la situazione a livello romano”. Borghi, alla vigilia dell’incontro poi slittato a questa mattina, aveva scritto a Di Milia per sollecitare un gioco di squadra il più ampio possibile e delle iniziative già intraprese contro la politica dei tagli di Poste italiana.
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