La direzione nazionale di Poste Italiane ha congelato, con quelle degli uffici in predicato d’essere soppressi in tutta Italia, la chiusura degli uffici postali di Carciano. Non chiuderanno più il 13 aprile ma, eventualmente, due mesi dopo. Il tempo che Poste Italiane s’è data per discutere con le amministrazioni regionali interessate il piano dei tagli. Era ciò che chiedevano, tra gli altri, i sindaci di Verbania, Silvia Marchionini, e Domodossola, Mariano Cattrini, nella lettera indirizzata a nome e per conto di tutti i primi cittadini della provincia a Poste Italiane. A dare il là alla protesta dei sindaci era stato il primo cittadino di Stresa, Canio Di Milia, con la raccolta di firme, il 18 febbraio davanti all’ufficio postale di Carciano, l’ordine del giorno fatto votare in consiglio quella sera stessa. La chiamata a raccolta dei sindaci dei comuni interessati alla riduzione a 3 giorni d’apertura settimanale dei loro uffici il sabato successivo e il duro faccia a faccia in Prefettura quando Poste Italiane aveva ribadito l’inevitabilità delle misure adottate Un incontro che sembrava aver messo la parola fine alla vicenda con il peggiore degli epiloghi possibile. Invece, almeno per ora, Carciano non chiude. E rimane aperto anche l’altro ufficio destinato alla soppressione del territorio, Pella sul lago d’Orta. Scongiurano, sempre per due mesi, la riduzione a tre giorni d’apertura Cossogno, Bée, Premeno, Quarna Sopra, Antrona Piana e Macugnaga, i comuni che avevano risposto all’appello di Di Milia. La vertenza passa in eredità all’amministrazione che s’insedierà dopo le elezioni del 31 maggio.
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