Stresa, e gli altri comuni associati nella battaglia legale contro Poste italiane, hanno perso la prima battaglia. Il Tar Piemonte non ha concesso l'effetto sospensivo del provvedimento con il quale l'azienda ha soppresso l'ufficio postale di Carciano e ridotto giorni ed orari d'apertura negli altri comuni. Una decisione che non pregiudica l'esito finale della battaglia giudiziaria ma ne allontana indeterminatamente nel tempo l'eventuale esito positivo. Ci vorranno mesi, forse anni, prima che il Tar si esprima sulla legittimità o meno della chiusura dell'ufficio postale di Carciano e, anche in caso di sentenza favorevole, il fronte giudiziario si sposterà a Roma al Consiglio di stato. Stresa e gli altri comuni sono assistiti dall'avvocato Alessandra Simone, responsabile dell'ufficio legale del comune di Verbania, messo a disposizone dal sindaco della città capoluogo. La battaglia dei sindaci contro Poste italiane era partita proprio da Stresa, nel marzo di quest'anno, quando l'allora sindaco, Canio Di Milia, aveva riunito i sindaci interessati ai tagli prospettando l'unità d'azione a livello politico e, nel caso poi verificatosi dell'adozione dei provvedimenti da parte di Poste italiane, davanti alla giustizia amministrativa. Il consiglio comunale di Stresa aveva deliberato in tal senso dopo la raccolta di firme da parte dello stesso Di Milia davanti all'ufficio di Carciano, 800 in mezza giornata.
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